Quando ero bambino incominciavo a pensare al giorno del mio compleanno appena iniziava il mese di novembre. Mio padre era nato il sedici del mese e quando ci riunivamo attorno al tavolo per fargli gli auguri e mangiare la torta io contavo i giorni che mi separavano dal momento in cui gli auguri, regali ed attenzioni sarebbero stati tutti per me. Novembre era un mese freddissimo una volta, ricordo che negli anni '80 poteva capitare di guardare fuori dalla finestra e vedere qualche fiocco di neve cadere. La sera prima del 27 novembre facevo fatica ad addormentarmi per l'emozione e spesso mi alzavo al mattino presto e restavo sveglio nel letto aspettando che mia mamma si alzasse. Appena sentivo il rumore delle tazze in cucina mi precipitavo a ricevere i primi auguri della giornata. Ci sono state occasioni in cui ho dovuto aspettare fino a sera prima di ricevere i regali, altre in cui i doni erano già sul tavolo di fianco alla tazza piena di Orzobimbo. Era frustrante scartare i giochi e poi dover andare a scuola, ci sono state un paio di occasioni in cui ero malato e allora, nonostante la febbre raccomandasse di restare a letto lottavo con tutte le forze per dare un senso al giorno del mio compleanno passandolo a giocare e sognare ad occhi aperti. Desideravo spesso un cane ma ogni anno non arrivava mai. Quando ho iniziato ad avere i primi amici a quattro zampe al mio fianco ero ormai un adolescente e mi rendevo conto che il mio compleanno iniziava a perdere significato. Il menu del giorno preparato con amore da mia mamma continuava ad offrire i miei piatti preferiti: val au vent con pisellini, prosciutto cotto e besciamella, pasta gratinata, scaloppina al vino bianco e patatine fritte, creme caramel. Il passare del tempo ha iniziato ad avere un peso troppo ingombrante da sostenere per un ragazzo che si affaccia al mondo adulto e da quando ho terminato gli studi e iniziato a lavorare il giorno del mio compleanno è diventata un occasione per intristirmi. Anno dopo anno ho iniziato a detestare il momento in cui dovevo dire grazie a chi mi faceva gli auguri, all'inizio del ventesimo secolo con l'avvento dei cellulari ho imparato ad odiare ogni singola telefonata di auguri sia che provenisse dai miei parenti che da amici. Ricordo che nel 2014 spensi addirittura il telefono. Questa edizione che mi ha visto compiere 46 anni è stata diversa dalle altre fin dal mattino. Mi sentivo più felice del solito. Se nel 2014, al compimento dei quaranta anni un mio superiore mi fece notare con una metafora che ora il serbatoio della benzina della vita aveva l'ago fermo esattamente sulla metà, ogni compleanno futuro quell'ago avrebbe inesorabilmente iniziato a pendere verso la fine del serbatoio, la fine della benzina, il termine del viaggio chiamato vita. E da allora le tacche verso la scritta "empty" sono altre sei e lentamente la levetta inizia a inclinarsi. Mi sono alzato poco prima delle sette e mi attendeva un venerdì abbastanza ricco di appuntamenti di lavoro, alcuni impegnativi, altri semplicemente antipatici. Dopo esser andato in bagno sotto gli occhi vigili e affamati di Lola ho iniziato a leggere i primi messaggi e la mia cagnolona ha iniziato a sommergermi di leccate in viso, sulle orecchie, sul collo, in fronte. Di solito fa così per convincermi a darle da mangiare prima di uscire ma questa volta sembrava animata da altre pulsioni, sembrava volermi dire: sii felice, è il tuo compleanno e sono qui con te. Un piacevole buon umore mi ha accompagnato tutta la giornata e la sera appena rientrato a casa Vivi aveva messo un fiocco attorno al collo di Lola che per niente infastidita dal filo dorato mi ha ricoperto di feste come già aveva fatto al mattino. E' stato un bel momento che ha concluso un compleanno finalmente trascorso felicemente.
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